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Bicchieri incazzati

Sonetti incazzati con sguardi incazzati. Braccia incazzate e capelli incazzati. Tutto stasera è incazzato, anche gli occhiali nella borsa. Le mura sembrano non sbattersene di nulla: sono quelle mura che rimangono su anche col terremoto: sarà vero? Ci vorrebbe un modo per poterli provocare a piacimento, i terremoti. Potrebbero inventare un bicchiere che, se lo fai cadere, scuota tutta la terra. Un bicchiere incazzato insomma. Che uno possa portarsi dietro nella vita, che tiene in tasca per quando non si sa mai, che possa scivolare di mano alle feste e far spegnere la musica all’improvviso. Lo si lascia cadere quando si parla di morte, e un po’ di quel vino che abbiam bevuto, ha bevuto lui noi e con lui cadiamo.

Che effetto fa trovarsi dentro un calice di rosso prima che si schianti per terra? Spaccare tutto pur di star fuori dalla gabbia: che fatica! E il vino sgorga e se ne va, libero sul pavimento, senza vincoli e frontiere. Lasciamolo andare, torniamo a ballare sui vetri, a festeggiar la morte finché si può. Non lo sai che da domani sarà proibito anche quello? E allora raccogliamo i vetri a mani nude, mesciamo il sangue al vino, e se fa male tanto meglio: sensazioni gratis nel consumismo? Approfittiamone, dev’essere un errore di prezzo! 

La città incazzata è piena di cartelli incazzati: “Vorresti lasciar andare il cuore? Lascia stare l’amore, basta una siringa e la terza dose.”

– Signorina vorrei comprare l’abbonamento in esposizione. Esatto, quello dei bicchieri infranti. Gli altri erano perfetti, si sono rotti tutti al primo colpo. –
– Io li uso per gli esorcismi e per quando la luna è storta e non vuol farsi vedere dal balcone: e se facessimo tutti la fine di un bicchiere? Non sarebbe fantastico? –
– Signorina ma lo sa che il corpo non si infrange? Possono frantumarsi solo i vetri e i sogni: lei si spiaccicherebbe come una cacca di piccione! E l’anima non potrebbe scappare, e il sangue fa sì come fa il vino e fugge, ma finisce nel tombino del cortile! Ci pensi signorina, vuol davvero finire nelle fogne?

In alternativa è ancora libero l’abbonamento alle illusioni, costa poco perché nessuno lo vuole e il risultato è simile. Sa la stranezza però, vengono a leggerlo tutte le mattine a sbafo e poi comprano quello delle delusioni: dicono che, per non farsi male, è meglio stare con i piedi per terra. –

Abbonamenti incazzati. – Tornano tutti, glielo assicuro, e hanno voglia di litigare che è una bellezza. Per questo facciamo lo sconto sul secondo, ma non viene mai apprezzato. Come dice? Ma il greco è ormai morto, faccia l’arte e si goda la vita! Lasci perdere la filosofia, è troppo giovane per mettersi a riflettere sui massimi sistemi, si dia all’alcol e al sesso e veda di non rompere i coglioni con il calcio! –

Domande incazzate: – Cosa ci faceva lì, dov’era quella sera? Ha dei testimoni che possano giurare?-
– Agente gliel’ho già detto, ero solo e ubriaco e non ho visto nessuno, per davvero. Mi capita spesso quando sono ospite.-
– Lei signore ha vinto un abbonamento di venti anni alla curiosità: marca San Vittore. Lo vuole aprire? Se lo apre finisce, se lo tiene da parte è sempre valido e se lo cede l’originale starà con lei come un’ombra. –
– Non c’è scampo e mi arrendo alla forza. Ecco i polsi. E lei, perché a lei non fate nulla? L’ha fatto cadere lei il bicchiere! -Era tutta una trappola, era solo un inganno. Lei ha fatto l’abbonamento all’arte, vediamo se ora che lo ha mezzo usato lo riesce a rivendere: oltreoceano strapagano per ‘ste cose!

Arte incazzata e abbonamenti alle allergie: – Questa è la mia bottega e lì sulle mensole ci sono tutti i bicchieri che ho rotto! Calici di bianco e di rosso che valgono un sacco di simboli: per ognuno è tremata la terra! Vuoi che ti dipinga un autoritratto? –
– Sì signorina, gradirei molto. Amo gettarli dalla finestra quando piove o piango. –

Pennelli incazzati su tela incazzata, un po’ d’olio, sale e limone. – Signorina, sa che così la maionese impazzirà? A cambiar la forma alle sostanze è sufficiente un pizzico di follia. Ne vendono in tutte le salse, davvero, e la migliore è quella che si produce in casa. Su un mensile ne spiegavano la ricetta e gli ingredienti erano proprio i vetri rotti e il vino: aggiungo anche un chicken burger o è a posto così? –

 

 

Copertina originale

Alessandro Oppo

Alessandro è un milanese che vorrebbe scappare da Milano, è appassionato di informatica ma vorrebbe vivere senza telefono, è un artigiano eppure vorrebbe robotizzare tutto, impara una cosa e già vorrebbe studiare dell’altro. Autodidatta da sempre, gli piace sbattere la testa finché tutto non funziona come vuole lui, spesso ci riesce anche! Visita il suo blog personale alexoppo.com Il motto che si ripete dentro la testa è: “Se ci sono riusciti gli altri ci posso riuscire anche io”.

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